Come nasce la ‘Ndoccia di Agnone e cosa disse Papa Giovanni Paolo II

TRA USI E COSTUMI, SPIRITUALITA’ E DEVOZIONE, RITI E FOLKLORE DEL MOLISE, LA ‘NDOCCIATA E’ PATRIMONIO D’ITALIA PER LA TRADIZIONE

Come si costruisce una ‘Ndoccia

Le ‘Ndocce, anticamente come oggi, hanno un’altezza di oltre tre metri. Se assemblate assumono la caratteristica forma a ventaglio o a raggiera. Si tratta in questo caso di torce multiple, di numero pari, variabile da due fino a oltre venti fuochi.

Esse vengono trasportate da due o più portatori in costume contadino (caratteristica di esso è la storica cappa, mantello utilizzato soprattutto dai pastori, tagliato a ruota con il bavero alto, agganciato al collo, di colore nero).

Il materiale utilizzato per la fabbricazione delle ‘Ndocce è l’abete bianco, reperito quasi esclusivamente nel bosco di Montecastelbarone una splendida foresta a nord di Agnone.

Gli alberi prescelti sono individuati dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato tra quelli malati, abbattuti da calamità naturali o secchi. I tronchi sono ripuliti dalla corteccia e tagliati in sottili listelli di circa un metro e mezzo di lunghezza, legati tra loro a mazzo e sovrapposti fino a raggiungere l’altezza di alcuni metri.

Questa sovrapposizione di listelli è arricchita nel suo interno da steli secchi di ginestra, che faranno ardere la ‘Ndoccia caratterizzando il rituale anche sonoramente con il loro crepitìo. Questa pianta viene scelta per motivi di carattere logistico e tradizionale. L’abete è una pianta resinosa e di facile combustione, ma è anche l’albero-simbolo del Natale per molte popolazioni nordiche soprattutto di origine celtica non del tutto estranee alla tradizione agnonese. Inoltre il legno di abete non è difficile da trasportare e, se ben secco, è ricco dei rumorosi scoppiettìi che al momento dell’accensione fanno la differenza fra una buona ‘Ndoccia e una non riuscita.

Cinque gruppi di portatori…

Da secoli i protagonisti della ‘Ndocciata sono i portatori. Divisi in gruppi provenienti dalle contrade rurali di Agnone, gli uomini che sfilano con le grandi torce ardenti sulle spalle si sfidano ogni anno per la conquista del trofeo artistico dello ‘Ndocciatore, realizzato anni fa dallo scultore Ruggiero Di Lollo. Cinque sono i gruppi che negli ultimi anni hanno animato la ‘Ndocciata. La contrada di “SANT’ONOFRIO” è certamente il gruppo più antico. Prende il nome dalla zona montana a nord di Agnone ed è formata da oltre 150 elementi tra uomini e donne. Il gruppo che rappresenta Agnone centro è quello denominato “CAPAMMONDE E CAPABALLE” nome che sta ad indicare la parte alta della cittadina altomolisana. Composta da oltre 100 persone, questa formazione è la più giovane per età media. La contrada “COLLE SENTE” può definirsi il gruppo di “alta quota”. Proviene infatti da un nucleo abitato situato a ovest di Agnone oltre i 1000 metri di altitudine. La contrada “GUASTRA” anche se appartiene amministrativamente al comune di Capracotta è legata da sempre a questa tradizione agnonese; infatti fino a qualche anno fa, gli abitanti di questo gruppo di case rurali accendevano torce  ardenti vicino agli usci la sera della vigilia di Natale. Infine “SAN QUIRICO” rappresenta il territorio rurale di Agnone più a valle, è il gruppo meno numeroso della ‘Ndocciata ma particolarmente agguerrito e legato a questa tradizione.

La ‘Ndocciata, cenni storici

Da documenti scritti (per lo più giornali locali) si hanno testimonianze di questa tradizione magico-rituale, quale è giunta fino a noi, fin dai primi anni dell’ ‘800.

Come leggiamo dal libro di Domenico Meo: “Le ‘Ndocce di Agnone: i fuochi della Vigilia di Natale”, i padri-protagonisti di questa  tradizione sono i contadini. Un rito agreste dunque colmo di significati simbolici, parte del linguaggio della semplicità contadina. Ad esempio: Mentre la ‘Ndoccia ardeva – scrive lo studioso – si traevano auspici: se soffiava la borea si prevedeva una buona annata, al contrario se tirava il vento. Se schioppettava andava bene, altrettanto se la fiamma era consistente: spari e fuochi, come ci insegna la storia delle tradizioni popolare, sono contro le streghe, considerate un vero e proprio male della società rurale.

Cosa disse il Papa, Santo Padre Giovanni Paolo II, a proposito dell’antica tradizione de l”Ndocciata

Mentre il fiume di fuoco va avanti per chilometri animando il corso cittadino, la memoria risale a quell’ 8 dicembre del 1996, giornata storica quando in onore di Giovanni Paolo II gli agnonesi “incendiarono” piazza San Pietro omaggiando il Santo Padre, che aveva visitato Agnone un anno e mezzo prima, in occasione del cinquantesimo del suo sacerdozio.

Le parole del Papa affacciato eccezionalmente di sera alla finestra del suo studio, furono piene di commozione e gratitudine. “Grazie di questo spettacolo, grazie per il falò della fratellanza – disse tra l’altro il Pontefice – Grazie alla diletta città di Agnone…il fuoco purificatore che i vostri padri accendevano in occasione del solstizio è divenuto segno di Cristo, di Gesù luce del mondo. Le crepitanti fiaccole ci ricordano che Cristo è la vera Luce. Possa il fuoco trasformarvi in portatori di gioie per il Natale, ad Agnone ed al Molise tutto”.

 C’erano miglia di cittadini romani, pellegrini, turisti italiani e stranieri da tutto il mondo e quasi tutta la popolazione molisana ad ascoltare quelle parole sotto il colonnato del Bernini, in un’atmosfera magica, surreale, indimenticabile. La diretta nazionale della Rai, che durò oltre un’ora e le aperture di tutti i Tg serali di Rai Uno, Rai Due e Rai Tre oltre che di canale 5, Rete 4 e Italia 1 segnarono la definitiva affermazione della ‘Ndocciata agnonese come uno fra i più suggestivi riti natalizi della tradizione italiana.

Simbologia e significati universali del fuoco

Noto è l’antico legame che l’uomo da sempre ha con il fuoco, ritenuto sin dall’alba della sua comparsa come fonte primaria di vita, elemento fecondatore e purificatore della natura. Al pari sono noti agli studiosi i fuochi rituali che dalla Persia alla Normandia, dalla Russia al Galles, gli antichi abitatori dell’Europa e del vicino Oriente accendevano in onore del Dio Sole durante la notte più lunga dell’anno, quella del 21 dicembre, solstizio d’inverno.

La ‘Ndocciata è tra gli eventi che rendono eccellente il Molise!


Fonte: Pro Loco Agnone – Fonte immagini: Pro Loco Agnone e Internet * A cura di Maria Vasco fondatrice Moliseinvita

LEGGI ANCHE L’ARTICOLO: IL PIU’ GRANDE RITO DEL FUOCO DEL MONDO E’ NEL MOLISE: L’ANTICHISSIMA E SPETTACOLARE ‘NDOCCIATA DI AGNONE – PATRIMONIO D’ITALIA PER LA TRADIZIONE

Il più grande rito del fuoco del Mondo è nel Molise: l’antichissima e spettacolare ‘Ndocciata di Agnone, Patrimonio d’Italia per la tradizione.

>> VISITA QUI LA GALLERIA DELLE VETRINE & TERRITORIO SCELTE DA MOLISEINVITA

 >> CONDIVIDI CON NOI QUESTO ARTICOLO

TORNA ALLA HOME PAGE DI MOLISEINVITA.IT





 

Condividi questo articolo