Sant’Antonio Abate e la leggenda di Italo Calvino per i fuochi di Vastogirardi (IS) Molise – ITALY

“Fuoco, fuoco per ogni luogo: in tutto il mondo fuoco giocondo”

E’con questa espressione tratta da una leggenda di Italo Calvino su Sant’Antonio Il Grande, eremita nel deserto, che, quest’anno, la Pro Loco e l’Amministrazione comunale di Vastogirardi vogliono dare il via alla suggestiva tradizione dei fuochi in onore di Sant’Antonio Abate.

Il fuoco è, senza dubbio, un elemento importantissimo della vita dell’uomo sin dai tempi più remoti. A noi preme ricordare il valore sociale e simbolico che da sempre rappresenta. Attorno al fuoco, infatti, gli uomini hanno imparato a parlare, a conversare, a condividere il cibo e le esperienze personali, a sentirsi famiglia.

I fuochi che il 17 gennaio tornano a infiammare i nostri cuori e ad illuminare il nostro paese riconducono a un passato lontano nel tempo quando, in ogni vicolo stretto e buio, erano frutto della collaborazione di tutto il vicinato: era un rito portare il proprio pezzo di legna e godere del piacere di stare insieme, di parlare e di condividere quel poco che c’era. Alla devozione del fuoco si aggiungeva la benedizione degli animali e la rasatura del pelo a forma di croce sul loro corpo. C’era, altresì l’usanza “d r purchitt d Sandanduon “ che ingrassava durante l’inverno a spese della gente per essere poi venduto. In moltissime stalle, inoltre, non mancava, attaccata a un muro o ad una trave, l’immagine sacra raffigurante Sant’Antonio Abate con la ferula e gli animali.

Fino a circa trenta, quarant’anni fa, la legna veniva sempre raccolta dai ragazzi che giravano di casa in casa, con l’uso “d r bajerd” o semplicemente delle braccia, animati soprattutto dal forte entusiasmo di assicurare al proprio vicolo il fuoco più grande. La consumazione “d r pungcigl”, “d r sciucc” e “d l patan sott‘ alla cen” veniva accompagnato dai canti al suono della fisarmonica.

Era di buon auspicio portare in casa un po’ di brace prima che si spegnesse il fuoco. Ai giorni nostri le cataste di legna sono consistenti in quanto vi provvedono l’Amministrazione comunale e i privati. La costruzione dei falò è affidata a persone esperti e capaci, l’accensione avviene sempre all’imbrunire e il crepitare della legna e di un ginepro sulla cima riempie l’animo di emozioni che cresce quando, tra il fumo e le fiamme che si innalzano al cielo, mille scintille danzano allegramente nella fredda sera invernale. I vari fuochi, dislocati in più punti, richiamano, oggi, non solo i residenti che fanno il giro dell’abitato, ma anche molti forestieri. Si mangia di tutto oltre a  “r pungchigl” e “r sciuscc”, si beve, ci si ritrova, si canta, si balla al suono della musica prodotta, talvolta da gruppi folk, e si fanno le ore piccole vicino al piacevole calore del fuoco.

Certo, nel corso del tempo, a causa della progressivo calo dell’attività agricolo-zootecnica, la tradizione ha perso parte della sua religiosità, conservando solo la benedizione del fuoco, ma seppur in modo diverso, è ancora sentita e consacrata alla convivialità e alla condivisione.

Maria Antonia Amicone

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foto sopra: Panorama di Vastogirardi all’imbrunire – foto sotto: immagini sacre di Sant’Antonio Abate ed un falò  –  FONTE: INTERNET

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